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Il corso  ha proposto un percorso di conoscenza relativo alla morfologia degli ungulati e ai parametri biometrici che consentono di distinguere specie, età e altre caratteristiche della fauna presente sul territorio.
 
Patrimonio di conoscenze, quelle messe insieme nelle 15 ore di formazione, utile non solo a catture avvenute come possibile integrazione al lavoro di monitoraggio faunistico svolto dalla Provincia. «Il rilevamento dei dati biometrici  mette  a disposizione strumenti di conoscenza e porta alla formazione di figure tecniche di livello superiore anche tra i cacciatori.
 
Questa attività», spiega Confortini, «è coerente con la sempre maggiore responsabilizzazione che la Provincia assegna agli Ambiti ed integra il lavoro di censimento faunistico del territorio».

Saper dare l'età corretta ad un animale, saperlo riconoscere anche per evitare catture non consentite, permette di mettere insieme informazioni preziose su fauna e ambiente. «La riteniamo una integrazione molto utile in relazione al profilo sempre più ampio che assume la figura del cacciatore», aggiunge Framarin.

«Se i cacciatori si occupano di colombi fanno sicurezza sanitaria perchè arginano la diffusione di infezioni e patologie infettive, se si occupano di nutrie fanno sicurezza idraulica e se, infine, si occupano di cinghiali fanno sicurezza pubblica e prevenzione dei danni agricoli».

Insomma, come ama dire Sergio Molinarolo, che coordina il gruppo di 96 cacciatori con l'abilitazione alla caccia al cinghiale, «facciamo anche protezione civile».

Paola Dall Cani
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