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Due giorni fa una cerva è stata travolta e uccisa di notte sulla Valeriana. Sono i cervi della Colmen, montagnetta tondeggiante e area di riserva interdetta alla caccia che ha le sue pendici sopra la frazione di Campovico e la vetta davanti a Dazio: i selvatici qui, da storico elemento di folclore sono ormai identificati da molti come un grave problema. «Fanno danni - il commento del mondo agricolo locale -. Passano a decine tra i prati destinati alla raccolta di fieno, i danni che recano sono ingenti e non sappiamo a chi chiedere i rimborsi». 

Quando si parla di Colmen di cervi, di caprioli, si parla di una realtà forse non troppo nota persino in gran parte della Bassa Valle. La mattina presto le auto che si mettono in moto per portare la gente al lavoro da Regolido, frazioncina decentrata di Dazio, devono aprirsi il varco a suon di clacson tra decine di ungulati tranquilli, abbagliati dai fari. «Abbiamo ricevuto noi stessi e con sempre maggiore frequenza lamentele dai residenti del paese, sia delle frazioni di Civo, da Santa Croce a Cermeledo, ma anche da proprietari di stalle o di giardini e ville delle frazioni retiche di Morbegno» spiega il presidente del locale "Comprensorio alpino di caccia", Enrico Marchesini. «Qualche giorno fa una cerva è stata investita da un'auto e trovata morta la mattina vicino a Campovico. L'auto danneggiata dall'urto la si ripara, ma un incidente può portare anche danni alle persone» aggiunge Marchesini. E si sta parlando di centinaia di capi. 

«L'altra sera - conferma il presidente del "Comprensorio alpino di caccia" - una nostra squadra ha effettuato sulla Colmen un censimento notturno. Erano cacciatori in servizio di vigilanza nel circondario di Dazio. Sono stati contati solo a occhio circa centonovanta capi, ma una stima totale non riusciamo neanche noi ad averla. La realtà è che oggi i cervi della Colmen non si contano più». Le rassicurazioni arrivano dal mondo istituzionale. «Ci stiamo lavorando - dichiara l'assessore provinciale all'Agricoltura e ambiente Severino De Stefani. - Lo stesso "Comprensorio alpino di caccia" di Morbegno ha presentato il problema e sappiamo delle lamentele del mondo agricolo. Adesso - aggiunge De Stefani - cerchiamo di trovare una soluzione. Il problema è che complice l'area di riserva, gli ungulati sono ormai diventati talmente tanti, da creare disagi. Nel periodo invernale inoltre si concentrano, diventano ancor più stanziali, e le segnalazioni non sono mancate». 

«Il problema è anche - chiarisce però l'assessore - che per allontanarli da lì bisogna togliere il vincolo di riserva: e quando si elimina una riserva, se ne deve istituire un'altra. Sta a noi, quindi individuare un'altra area da adibire a zona protetta che possa accogliere tutti questi ungulati. Magari in un comprensorio vicino, magari salendo di quota, un nuovo spazio nel quale la caccia sia interdetta, e che possa attirare come luogo tranquillo, tutti gli esemplari ormai "accasatisi" nella zona della Colmen». 

di Danilo Rocca 
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