Un processo che dovrebbe portare alla chiusura di tutti i roccoli entro il primo gennaio 2017. Alle guardie provinciali dovrebbe essere affidata l'applicazione degli anelli di riconoscimento come peraltro stabilito dall'Ue che ha anche fissato il varo di una mega banca-dati. Misure tese a scoraggiare il mercato clandestino di volatili selvatici catturati in impianti abusivi che prolifera anche attraverso anelli contraffatti. Per il territorio di Brescia, dove è fissato in 90 mila esemplari il tetto massimo di cattura, si annuncia un lavoro immane. Più complesso, giuridicamente parlando, sciogliere il nodo dei difficili rapporti fra i cacciatori e le guardie zoofile. Da tempo, le doppiette denunciano un pressing che a loro modo di vedere andrebbe oltre i ruoli e le competenze dei volontari impiegati in ruolo di pubblico ufficiale ma la tesi delle «doppiette» non ha mai trovato elementi oggettivi a supporto.

La Provincia si sta interfacciando con la Prefettura per cercare di trovare soluzioni che raffredino le tensioni fra gli appassionati dell'attività venatoria e le guardie zoofile senza per questo garantire l'immunità ai cacciatori che violano le regole.

Ma il percorso è sospeso in un limbo visto che la sopravvivenza delle Province è appeso a un filo.
 
A.MAFF.

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