Una serie di considerazioni sono alla base della raccolta firme: l'ormai impossibile coesistenza sul territorio rurale dell'uomo e delle attività agricole dovuto al numero crescente di caprioli e cinghiali; l'inconsistenza e l'inefficacia delle misure prese dalle Istituzioni per contenere il proliferare della popolazione degli ungulati (censimenti, monitoraggi, caccia di selezione, rimborso danni, reti antintrusione); la necessità di difendere il patrimonio paesaggistico e preservarne l'equilibrio naturale della fauna e della vegetazione che il proliferare degli ungulati e il conseguente abbandono dell'attività agricola mette a rischio; la necessità di ridurre il rischio che arrecano all'incolumità degli automobilisti; il rischio sanitario che questi animali arrecano; la necessità di evitare manifestazioni con azioni più eclatanti e pericolose atte alla legittima difesa del reddito derivante dalle attività agricole. 

Inoltre, è in discussione in Regione proprio in questi giorni il Disegno di Legge sulla caccia. Le due organizzazioni agricole hanno analizzato il documento proposto e hanno constatato che dal punto di vista venatorio la Regione risolve molti problemi, ma non dà risposte efficaci dal punto di vista agricolo, ossia per il contenimento degli animali, che -come più volte ribadito dalle organizzazioni professionali- ha raggiunto un livello non sostenibile. 

Alcune azioni volte in tal senso messe in atto negli ultimi anni dall'assessorato di Claudio Sacchetto sono state benaccolte dalle due associazioni di categoria come l'estensione del periodo invernale fino al 15 marzo per le femmine e i piccoli e in seguito l'aggiunta di un periodo estivo dal 15 giugno al 15 luglio per i maschi giovani e adulti. Questi atti, però, non sono risultati sufficienti per il contenimento dei caprioli. 

Cia e Confagricoltura di Alessandria sono certe che siano necessari i seguenti provvedimenti anche alla luce di quanto attuato in Liguria e in Toscana: aumentare il numero di capi prelevati, ampliare il calendario venatorio e aumentare il numero delle giornate per i prelievi (esclusi sempre martedì e venerdì, giornate di silenzio), dare la possibilità ai proprietari di terreni in regola con la licenza di caccia di attuare forme di contenimento delle specie cacciabili sui propri fondi, non aspettare tempi lunghi perché i caprioli ormai si stanno ambientando in zone che non sono state in passato il loro habitat naturale. 

I danni da ungulati dal 1996 ad 2011 si stimano in 33 milioni con una media annua attorno ai 2 milioni di euro. Una cifra che non è sufficiente per pagare i danni! 

"L'attenzione dunque è sempre alta, anche perché il problema dei danni da fauna selvatica interessa tutta la provincia - sottolineano Carlo Ricagni e Luca Brondelli - Quindi proponiamo in modo convinto questa raccolta firme chiedendo a Sindaci, amministratori locali, agricoltori e, più in generale, agli abitanti delle zone rurali di sottoscrivere questa petizione". 

La raccolta firme partirà nei prossimi giorni presso tutte le sedi di Cia e Confagricoltura e tutti i Comuni della provincia. 

Anno Danni accertati:

 

1996 €      785.285,70 
1997 €   1.160.791,15 
1998 €   1.311.669,81 
1999 €   1.661.987,55 
2000 €   1.600.259,40 
2001 €   1.670.429,75
   integrazione  €   1.578.825,45
2002  €   1.944.556,21 
2003 €   2.346.555,59 
2004 €   2.252.828,40
2005 €   2.013.222,19 
   una tantum €      930.645,94 
   una tantum €      340.147,92 
2006 €       80.265,84 
2007 €   2.671.687,31 
2008 €   2.340.354,75 
2009 €   2.069.117,39 
2010 €   2.234.729,18 
2011 €   2.260.579,31
Totale accertato € 33.453.938,84 
Media annua €   2.090.871,18 

 

Fonte Regione Piemonte 


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